Abbiamo contribuito ad una ricerca di Assoetica sul tema “giovani e tecnologia”, svolta per indagare alcuni aspetti legati all’etica del digitale, agli usi e tendenze così come percepiti dai cosiddetti Millennial. La survey, gestita in collaborazione con l’istituto di ricerca Scenari, ha indagato un campione rappresentativo di giovani dai 18 ai 30 anni, equamente distribuito per provenienza geografica e per genere.
Tramite un questionario – somministrato in modalità Cati e Cawi, cioè in via telematica e telefonica – è stato svolto lo studio sugli atteggiamenti e sensazioni di fronte alla novità digitale.
I dati più interessanti emersi riguardano soprattutto il ruolo conferito ai giovani rispetto all’uso che fanno dei vari motori di ricerca sul web: quasi il 50% ha dichiarato di fermarsi al primo risultato delle ricerche, senza scorrere altre pagine. Quasi altrettanti, però, hanno asserito di leggere almeno quattro risultati.
Anche Wikipedia, nella sua edizione italiana, si rivela essere, per i giovani intervistati, una fonte molto autorevole. Ben il 67% la utilizza come unico riferimento valido, mentre il 56% verifica tramite altre fonti le notizie che riceve su WhatsApp. Per il 70% dei ragazzi il social più utilizzato sia Instagram. Facebook segue con un più modesto 22%, a conferma quindi che i giovani preferiscono video e immagini alla parola scritta.
L’aspetto forse più rilevante è che i social, dal punto di vista degli intervistati, vengono visti come un luogo di controllo, e non come uno spazio virtuale di libera espressione. “Eppure, sono spazi […] in cui dovremmo esercitare dei diritti di cittadinanza” come osserva Francesco Varanini, Presidente di Assoetica e Direttore di Persone&Conoscenze, che ha commentato i risultati della ricerca. Le nuove generazioni dunque si sentono esposte, continuamente sotto i riflettori e monitorate più del dovuto.
Gennaro Di Costanzo, Direttore generale di Scenari, che ha messo a disposizione di Assoetica il lavoro gratuito del team di ricerca per l’indagine, si è soffermato in particolare sulla questione di genere che emerge ampiamente dagli esiti: le donne sono meno propense ad accettare che un’intelligenza artificiale possa decidere per loro o interferire nelle loro scelte. Sono meno “intenerite” da robot antropomorfi e meno attratte dalle ingerenze della macchina nella vita umana.
Secondo Di Costanzo, l’altro aspetto interessante dell’analisi riguarda la ricerca di informazioni. Se è vero che i più si fermano ai primi risultati del motore di ricerca e difficilmente approfondiscono con altre fonti le notizie, è altrettanto vero che non si tratta, a suo avviso, di superficialità, ma di una certa ‘pigrizia’ nell’utilizzo di questi strumenti: sono usati, cioè, per cercare risposte immediate su curiosità banali o informazioni molto pratiche (i quesiti esistenziali e le cose importanti della vita, ancora, non passano dai social né dai motori di ricerca). Ecco perché è ancora fondamentale che gli adulti siano veri educatori di questi giovani. Se la comunicazione passa ormai per lo più attraverso i social, l’educazione, invece, è ancora questione di rapporti di fiducia intergenerazionali.
I risultati della ricerca sono stati diffusi durante un ciclo di webinar ‘Un’etica civile per l’era digitale‘ organizzato da Assoetica presso Università Statale di Milano. Di seguito i link
- Primo incontro: https://www.youtube.com/watch?v=i53YgNwSgfQ
- Secondo incontro: https://www.youtube.com/watch?v=hauudprUF68
- terzo incontro: https://www.youtube.com/watch?v=b8eCu37nfr0
FONTI APPROFONDIMENTI E PUBBLICAZIONI
L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Maggio 2021 della rivista Persone&Conoscenze. Per informazioni sull’acquisto scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)